Cannabis light, stop alle nuove aperture: in Lombardia sono già più di 100

Dopo alcuni mesi di rapida apertura di numerosi nuovi negozi dedicati alla vendita della cannabis legale, si è iniziata ad avere ultimamente un’inversione del trend. Secondo le stime degli esperti, circa un terzo dei negozi attualmente in attività sarebbe destinato ad andare incontro alla chiusura nel giro di breve tempo.

Nel 2016, la legge 242 ha consentito la vendita legale della cannabis e di prodotti da essa derivati, a patto che abbiano una concentrazione di THC inferiore allo 0.2%, con un livello massimo tollerato dello 0.6% solo per i coltivatori. Questa legge ha spinto all’apertura di rivenditori in tutta Italia: per esempio, nella sola Lombardia si contano circa centotrenta negozi, di cui almeno il 30% sarebbe a rischio.

La crisi degli shop nella regione lombarda nasce da diversi fattori, anche dalle controversie legali che continuano a nascere, nonostante la legge sopracitata abbia dichiarato la vendita dei prodotti a base di cannabis light – con i parametri precisi descritti – legale in Italia. Milano, ovviamente, è stata la città maggiormente interessate dall’apertura di nuovi punti vendita, apertura che non è stata sufficientemente regolata e che ha portato ad avere più negozi rispetto alle esigenze del mercato.

Per di più, anche in terra meneghina è possibile acquistare online questi prodotti, con assoluta discrezione e risparmiando tempo prezioso, come si evince consultando, per esempio, la pagina erba light Milano: una soluzione decisamente più apprezzata dal consumatore.

Un altro dei problemi principali che colpisce questo settore è l’elevata offerta garantita dai contadini, che essa supera la domanda degli acquirenti. La legalizzazione della cannabis light, infatti, ha spinto molti coltivatori a dedicare parte del loro terreno a questa tipologia di coltivazione e, sulla scia dei successi iniziali, sono state fondate diverse società che hanno provato a conquistare il mercato con l’apertura di uno shop specializzato. Gran parte degli shop, tuttavia, dopo i primi mesi di grande guadagno dovuto alla curiosità dei consumatori, non riesce oggi a generare dei profitti ed in alcuni casi non riesce nemmeno a pareggiare le spese.

Per poter sopravvivere, le società in attività dovrebbero puntare ad una differenziazione dei loro servizi e a sfruttare al meglio le potenzialità della canapa. L’offerta degli agricoltori, come detto, è elevata e si potrebbe partire da questo dato per ottimizzare l’utilizzo della materia prima, impiegandola, ad esempio, per la produzione di olii, farina, cosmetici, tisane e diversi altri prodotti.

Passare dalla vendita di cannabis light a quella di altri prodotti ottenuti con la canapa non è semplice. Serve investire sulla filiera, acquistare macchinari e sviluppare nuove strategie di commercializzazione dei prodotti, differenziate anche sulla base dei prodotti presenti nel proprio catalogo.

In Lombardia la strada da percorrere è ancora lunga: se da un lato gli shop di cannabis legale sono fin troppi – ed è questo che ha portato allo stop alle nuove aperture – rispetto alla richiesta da parte dei consumatori, dall’altro non sono stati fatti per il momento investimenti adeguati per sfruttare la canapa in modo alternativo e per continuare a generare dei profitti interessanti da questa materia prima.

I negozi specializzati nella sola vendita di cannabis con concentrazione di THC inferiore allo 0.2% stanno attraversando quindi un momento di crisi e senza nuove strategie e nuovi prodotti da introdurre sul mercato molti saranno costretti a chiudere. L’alternativa alla chiusura è l’acquisizione da parte di una società più grande o l’alleanza con altri shop ed attività del territorio allo scopo di rimanere a galla.

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