Contabilizzazione del calore: cosa prevede la normativa e come si effettua

In Italia, per i condomini dotati di un sistema di riscaldamento centralizzato, è obbligatorio effettuare la contabilizzazione del calore, con dei contatori individuali, che riportino i dati di ogni utente. Proseguendo nella lettura, si possono trovare ulteriori informazioni su come funzionano, quali sono i loro costi, e cosa prevede la normativa.

Come funzionano

Lo contabilizzazione del calore, nel coldominio, è gestito da un impianto centralizzato del condominio, e di ogni appartamento viene misurata la produzione di acqua calda. Perché questo impianto funzioni, è necessario installare dei precisi dispositivi, ovvero delle valvole termostatiche e dei sensori di temperatura. L’accensione e lo spegnimenti di questo impianto, è determinato dai limiti stabiliti dalla legge di riferimento.

In questa maniera, ognuno può gestire il proprio riscaldamente, in base alla sua limitazioni e ai suoi orari, pagando la somma giusta, sia per quanto riguarda il consumo del calore che per l’installazione e la manutenzione dell’impianto, ripartito sempre tra i vari utenti. Con la riduzione del consumi, i costi della bolletta possono anche ridursi dal 30 % (che può andare dai 50 ai 100 euro).

Per stabilire dei costi equi, vengono anche installati dei ripartitori, degli strumenti che rivelano in maniera indiretta i consumi, e che registrano il consumo di calore effettivo.

Per l’installazione, i costi comprendono: la progettazione, i sopralluoghi degli appartamenti, gli interventi sui radiatori per le valvolte termostatiche e sui radiatori per i ripartitori, gli interventi nella centrale termica e la gestione. Ogni appartemento, può richiedere circa dai 70 ai 140 euro a seconda del numero dei radiatori e dalla grandezza dell’immobile.

Le normative

La contabilizzazione del calore è stabilita dal decreto di legge 102/2014, entrato in vigore nel luglio del medesimo anno, anche se in alcune regioni vi hanno aderito nell’anno successivo.

Prima di questa norma, la distribuzione delle spese riguardanti il riscaldamento non aveva una distribuzione precisa, perché ci si doveva adeguare alle dimensioni degli immobili.

A questa normativa si sono dovuti adeguare tutti i condomini con una caldaia centralizzata, e secondo l’Ediltecnico, che fossero condomini degli anni Ottanta o Novanta, ben dieci milioni di unità immobiliari hanno effettuato questa operazione di adeguamento.

Questa contabilizzazione prevede anche dei vantaggi fiscali, perché le spese di installazione sono detraibili di circa il 50 %, o del 65 %, se è prevista anche una ristrutturazione edilizia.

Per chi non rispetta questo decreto vi sono, ovviamente, delle sanzioni, che possono arrivare a multe che partono dai 500 ai 2500 euro, per chi non installa questi impianti o li installa in maniera errata, che non rispettano le tabelle millesimali previste.

Nel caso che vi siano delle differenze di fabbisogno termico, per i metri quadrati delle unità immobili, di circa il 50 %, è possibile derogare la ripartizione, in base alla norma UNI 10200.

Le ripartizioni possono essere:

  • fisse, ripartite in base alle tabelle millesimali, il cui consumo è involtario, ovvero riguarda la distrubizione dell’impianto, la gestione della lettura e la manutenzione ordinaria;
  • variabili, ovvero che dipendono dalle volontà di ogni condominio, e si sceglie di impostare la temperatura e le valvole termostatiche.

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