Acido desossiribonucleico: che cos’è? Quali sono le sue caratteristiche?

L’acido desossiribonucleico, noto semplicemente come DNA, è una molecola contenuta in tutte le cellule, dalla forma di doppia elica, i cuoi geni e cromosomi formano la struttura dell’organismo, e non a caso viene definito anche “libro della vita”. Per saperne di più, sulla sua struttura e sulla sua storia, si può proseguire nella lettura di questa pagina.

Le sue caratteristiche

Il DNA è formato da due filamenti a forma di elica, uniti da basi azotate, ovvero l’adenina, la citosina, la guanina e la timina, identificate, rispettivamente, con le lettere A, C, G e T. Su un filamento di queste quattro basi se ne succedono delle altre, a cui corrispondono delle informazioni, che a loro volta regolano cosa accade nella cellula.

Una porzione di DNA va a formare un gene, in cui la sequenza A-C-G-T fornisce delle indicazioni per formare dei prodotti cellulare, come delle proteine. Nelle cellule umane, il DNA è suddiviso in 46 strutture, note come cromosomi, e 46 di questi ultimi vanno a formare una cellula, che ha un suo nucleo. Nelle cellule sessuali, ovvero lo spermatozoo e la cellula uovo, di cromosomi se ne trovano la metà, che diventeranno 46 dopo la fecondazione.

La sua scoperta e la sua storia

La prima volta che il DNA venne isolato fu nel 1869, ad opera del biochimico svizzero Friedrich Miescher (1844-1895). Nato in una famiglia in vista nella comunità scientifica (il padre e lo zio erano professori di anatomia), per la sua sordità parziale decise diventare un chimico fisiologo, ed iniziò a studiare i linfociti e, successivamente, i leucociti, nel 1868. Miescher era interessato soprattutto alla chimica del nucleo e per evidenziare i leucociti nel pus, mise a punto un nuovo protocollo.

Per recuperare le cellule, ad esempio, usò una soluzione salina a base di solfato di sodio, e per separare i nuclei dai citoplasmi usò una soluzione alcalina, formando il precipitato che, successivamente, venne chiamato nucleina. Analizzandolo, scoprì che quest’ultimo non conteneva zolfo, ma solo fosforo e azoto. Il suo lavoro fu fondamentale per identifica gli acidi nucleici.

Successivamente, furono diversi gli scienziati che continuarono a studiare la struttura del DNA. Tra questi, si può citare la chimica inglese Rosalind Franklin (1920-1958), che alla fine della Seconda Guerra Mondiale si trasferì a Parigi e si specializzò nella tecnica della diffrazione dei raggi X, un metodo usato per studiare le molecole di grandi dimensioni ed in seguito cominciò a studiare il DNA, riuscendo a fornire nuove prove sperimentali nella sua struttura, anche se il suo contributo non venne mai menzionato, fino a che James Watson, uno degli scienziati che lavorava con lei, non pubblicò un libro dove confesso il “furto” della foto 51 del DNA, che aveva sottratto con Maurice Wilkins. Tuttavia, Watson e Francis Crick ne scoprirono la struttura a doppia elica.

Grazie agli studi del DNA mitocondriale fatti dai genetisti Mark Stoneking, Allan Wilson e Rebecca Cann, dell’Università di Berkley, è stata scoperta che una comune antenata per la popolazione umana era di origine africana, ricostruendo così la storia dell’evoluzione umana. In pratica, hanno confermato l’ipotesi che tutta l’umanità ha i propri antenati, o meglio antenate, in Africa.

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