Gas per saldature autogene: quale si può scegliere?

Quando si parla di saldatura autogena si fa riferimento a quella saldatura che consiste nel fondere il materiale di base e prenderne una parte per comporla con il giunto. Per effettuarla, bisogna anche individuare il gas giusto da usare, e per sapere quali sono, si può continuare a leggere questa pagina.

Come si effettua questa saldatura

Per effettuare questa saldatura, si può ricorrere a diverse tecniche, ovvero:

  • la saldatura ad elettrodo, che è la più diffusa, visto i suoi bassi costi, con la quale si possono saldare vari tipi di acciaio, che sia l’inox o quello per le tubature, ad esempio;
  • la saldatura a TIG, un procedimento che prevede l’uso di un elettrodo infusibile per effettuare una saldatura ad arco, usando un gas inerte, senza o con un metallo di apporto;
  • la saldatura MIG o MAG, è un sistema di saldatura sviluppato nella Seconda Guerra Mondiale, e la differenza tra i due è che vengono usati due diversi gas, per la protezione del bagno di saldatura;
  • la saldatura ossiacetilenica, in cui l’energia per la saldatura viene fornita dalla combustione di acetilene, in un ambiente che sia fortemente ossidante;
  • la saldatura al plasma, in cui si usa un elettrodo di tungsteno, infusibile durante la procedura, e al quale giunge un gas plasmogeno, che diventa plasma in campo elettrico;
  • la saldatura al laser, che prevede, come suggerisce il nome, l’uso di un laser, che permette una saldatura profonda ma sottile, e che viene usato soprattutto nell’industria automobilistica.

I gas per saldature

Come esistono varie tecniche per effettuare le saldature autogene, ci sono anche vari da gas, da poter usare. Ad esempio per la saldatura a TIG e la MIG/MAG, come è già stato riportato prima, vengono usati dei gas inerti, come l’elio o l’argon.

Si possono distingue i gas da usare per le saldature in due tipologie. Una, è quella dei gas combustibili, che deve attivare energia, e tra questi si possono includere:

  • il butano, un gas di petrolio liquefatto, usato nella fase gassosa;
  • l’acetilene, già citato, ottenuto dalla sintesi della reazione del carburo di calcio con l’acqua, ed è ad alta infiammabilità;
  • il propano, anch’esso ottenuto dal petrolio liquefatto, che vaporizza a temperature che giungono al di sotto dei 44 gradi;
  • il propilene, un gas di sintesi, associato spesso al butano, e che vaporizza una volta arrivato a meno di 47 gradi.

Ai gas combustibili, viene associato l’uso dei gas comburenti, che migliora la combustione ed alza la temperatura delle fiamme. Tra questi, il più utilizzato è l’ossigeno, ottenuto dalla liquefazione dell’aria e distillata apposta per separare gas come il neon, l’argon, etc. Di solito è contenuto in piccole bombole d’acciaio.

Naturalmente, la scelta varia a seconda della tecnica usata. Per una saldatura autogena e ossiacetilenica, si possono usare l’acetilene e l’ossigeno, che dovranno essere miscelati insieme ad un cannello specifico per questi due gas. Per fare quest’operazione, le due bombole dovranno essere dotati anche di manometri, distinguibili e regolabili, e per distinguere i due gas è bene anche ricorrere a due flessibili di colore diversi (ad esempio rosso per l’acetilene e uno blu per l’ossigeno).

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