Matelda immerse Dante nel Lete? Quando è successo?

La Divina Commedia è, da sempre, una delle più importanti opere della letteratura italiana, ricca di personaggi interessanti e metafore. Nel ventottesimo canto del Purgatorio, Dante entra nell’Eden, ed è presso il fiume Lete che incontra Matelda, che lo immerge nelle acque di questo fiume. Ma chi era Matelda? E cosa successe a Dante?

Dante nel giardino dell’Eden

Nel canto numero ventotto del Purgatorio, Dante entra nel giardino dell’Eden assieme a Virgilio e a Stazio, ed è lì che appare loro Matelda, descritta come una bella e giovane donna, ed è quest’ultima che li guida, spiegando loro come nascono anche il vento ed i fiumi.

E’ sempre lei a spiegare che il Lete, che nella mitologia greca e romana è il fiume dell’oblio, riesce a cancellare dalla memoria i peccati commessi. Nel canto successivo, Matelda recita un canto d’amore e inizia a dirigersi verso il fiume. Dopo meno di cento passi, invita il poeta ad osservare con attenzione la processione che avviene dopo, ma il poeta sviene, dopo che gli appare Beatrice. Quando si risveglia, si ritrova immerso nel Lete, e Metelda, che cammina leggera sulle acque, lo invita ad aggrapparsi a lei.

Una volta tornati presso la riva, la donna immerge del tutto Dante, che beve l’acqua del fiume, e dopo averlo risollevato lo affida a quattro ninfe, che in realtà sono il simbolo delle virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza).

Chi era Metelda

Molto studiosi della Divina Commedia, hanno discusso e discutono ancora ora sulla figura di Metelda, che è senz’altro una delle più enigmatiche. Secondo alcuni, essa è una rappresentazione simbolica della felicità umana, prima della cacciata dall’Eden.

Per quanto riguarda il collegamento ad un personaggio reale, alcuni hanno ipotizzato che fosse la contessa Matilde di Canossa, contessa italiana ed ardente sostenitrice del papato, oppure la si può associare alla monaca benedettina Matilde di Hacehnborn o Matilde di Maddeburgo, entrambe autrici di opere spirituali ed ascetiche.

Altri, invece, accostano questo personaggio a Lia, la prima moglie di Giacobbe, che Dante ha sognato nel canto precedente. Infatti, le due si assomigliano, e Lia, per Dante rappresenta la vita attiva che, se associata in successione a Matelda, la ritiene indispensabile per arrivare alle virtù cardinali e, di conseguenza, alla felicità in terra.

Lo stesso Dante, nel canto, la paragona a Proserpina, moglie di Plutone, regina dell’Aldilà, nella mitologia greca. Il paragone sorge spontaneo, visto che seconda la leggenda, la dea della primavera venne rapita dal dio dei morti, proprio quando si trovava nei pressi di un posto incantevole come l’Eden, ed anche in questo caso, può sempre simboleggiare la felicità umana prima della cacciata dal Paradiso.

Alla fine del canto XXVIII, è comunque Metelda a dichiarare che i poeti classici, nello scrivere i loro versi nell’era dell’Oro, sognavano proprio l’Eden, che allora chiamavano Parnaso, ed è sempre lei, svolgendo il ruolo di donna-guida (come, in seguito, Beatrice) ad appagare la curiosità, teologica ed intellettuale del poeta, e “mondandolo” nel Lete, sembra che voglia condurlo verso le Virtù cardinali e, di conseguenza, ad un’esistenza migliore in terra.

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