Pittori veristi: chi erano? Quali sono le loro opere più famose?

Quando si parla di verismo, nel campo dell’arte, in realtà è più corrente riferirsi al realismo, una corrente artistica nata negli anni Quaranta dell’Ottocento, in Francia. Le sue radici si possono ritrovare nel positivismo, e aveva come scopo di raffigurare la realtà sociale, rappresentando la vita e la situazione dell’epoca in maniera nuda e cruda, con meno allegorie. Ma chi furono gli esponenti di tale corrente? Quanti erano italiani?

I pioneri

Tra i molti pittori realisti, il maggiore esponente di questa corrente artistica fu Gustave Courbet (1819-1877), che realizzò composizioni di paesaggi, sia terreni che marini persone (in particolare le donne) e composizioni figurative. Si curò anche di varie problematiche sociali, come le condizioni vita e di lavoro degli agricoltori. Tra i suoi quadri più noti si possono citare il Funerale a Ornans, L’atelier del pittore e L’origine du monde, tutti esposti al Musèe d’Orsay.

Tra gli altri pittori si possono citare Honoré Daumier, Jean-François Millet e Rosa Bonheur. Di Millet, in particolare, si possono citare opere come Le spigolatrici e Pastorella con il suo gregge, entrambi incentrati sulla vita in campagna. Rosa Bonheur, invece, forse non si ricordano molte sue opere, ma fu uno dei personaggi cardini dell’attivismo femminile dell’epoca, come Sarah Bernhardt e George Sand.

Gli italiani

Sicuramente, una delle opere più iconiche del realismo italiano fu Il quarto stato, dipinto di fine Ottocento di Giuseppe Pelizza da Volpedo. Il quadro, infatti, raffigura una folla di braccianti che protestano, ed è probabile che rappresenti un evento a cui l’artista ha assistito di persona. Sulla tela, poi, tra i primi personaggi che appaiono, Pelizza ha usato come modelli persone vere che conosceva.

Tra gli altri esponenti del realismo in Italia si può citare anche Antonio Rotta, che ha riportato su tela varie scene della vita a Venezia, a volte anche con venature umoristiche. Molte sue scene ritraggono, comunque, dei momenti della vita quotidiana. C’è anche Giacinto Gigante, acquerellista ed esponente della scuola di Posillipo, che nel 1830 pubblicò varie litografie panoramiche di Napoli. Vi è anche Antonio Mancini, allievo di Morelli, noto per aver ritratto a toni accese vari avvenimenti quotidiani, dai bambini ai circolanti, sempre delle strade di Napoli.

In Lombardia, due esponenti di questa corrente furono Domenico e Gerolamo Induno, che assistettero ai moti risorgimentali a cui presero parte, ma nei loro quadri ci sono scene della vita quotidiana, i cui protagonisti erano personaggi modesti. Sempre a nord, vi era l’emiliano Antonio Fontanesi, che visse poi in Piemonte, ma si recò anche a Firenze, Parigi e Londra, dove imparò anche da altri pittori stranieri.

Un altro personaggio da citare, anche se non fu mai pittore, è sicuramente Giovanni Verga, esponente della letteratura verista, che espresse la sua posizione in merito all’arte del suo tempo nel libro Eva, del 1873, in questo modo: “l’arte allora (cioè nell’antica Grecia) era una civiltà, oggi è un lusso: anzi, un lusso da scioperati“. Ciò perché Verga avvertita, nell’epoca dell’industrializzazione, un ridimensionamento dell’arte, in cui le statue greche venivano sostituite con delle incisioni dei balletti sulle scatole dei fiammiferi.

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