Corrente artistica di Carrà e Soffici: la sua storia e le sue caratteristiche

I pittori Carlo Carrà ed Ardengo Soffici aderirono ad un movimento artistico, sostenuta dalla rivista da cui prende il nome, ovvero “Valori plastici”, antimodernista, che richiamava la tradizione e l’ordine, e che nonostante la sua breve durata lasciò comunque un’impronta importante nell’arte italiana. Ma quali erano le caratteristiche di questa corrente? Cosa si sa delle sua storia?

La sua storia

In realtà, questo movimento ebbe una durata piuttosto breve, come la rivista (aperta ed edita a Roma) da cui prese il nome, ovvero tre anni, dal 1918 ed il 1921. Doveva essere una rivista mensile, ma alla fine la pubblicazione dei suoi numeri si rivelò discontinua.

Fondata dal pittore Mario Broglio, questa rivista trattava di come recuperare dei valori nazionali, ma non senza guardare all’Europa. Promuoveva, inoltre, l’arte classica. Al movimento, aderirono oltre a Carrà e Saffini, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi ed Alberto Savinio. Sebbene abbia avuto una breve durati, “Valori plastici”, inspirò nuove ed importanti iniziative, anche fuori dall’Italia.

Uno dei momenti più significativi, della rivista, fu quando dedicò, nel 1919, un numero completamente dedicato al Cubismo, per diffondere i dipinti di Pablo Picasso.

Fu questa corrente ad ispirare anche un’altra corrente pittorica, “Ritorno all’ordine”, sorto dopo la prima guerra mondiale, che al centro poneva la tradizione e la storia del classicismo, nonché la sua fedeltà figurativa.

Le opere di Carrà e Soffici tra il 1918 ed il 1921

Il movimento (e la rivista) “Valori plastici”, durò solo un triennio, ma come influenzò i pittori che vi aderirono, o che comunque ne vennero a contatto, si può vedere nelle opere che gli artisti idearono in quegli anni, a cominciare di quelli di Carrà e Soffici.

Carlo Carrà, in quei tre anni, dipinse due quadri. Uno di questi, realizzato nel 1919, fu Le figlie di Loth. Sembra che nel realizzare questo quadro, il pittore si sia ispirato allo stile di Giotto e Masaccio, con forme sintetiche e figure geometriche.

Anche ne Il pino sul mare, del 1921, Carrà si ispira all’arte di Giotto, unita a quella della metafisica del Novecento, in particolare di quella post-impressionista di Paul Cézanne. Come nel precedente quadro, sembrano prevalere colori come l’azzurro (quello del cielo), e la scene sono sempre luminose.

Ardegno Soffici, dipinse un quadro solo, proprio nel 1919, ovvero Bottiglia bianca e mela, una natura morta, simile a molte altre di quel periodo, ed anche in questo, per colore e stile, si possono trovare delle similitudini con le opere di Carrà.

Osservando entrambi i quadri, si possono notare come gli appartenenti a questo movimento prediligessero soggetti, stili e colori di correnti passate, distaccandosi dagli Avanguardisti, ma senza, tuttavia, non interessarsi alle altre correnti, come il Cubismo di Picasso. E’ chiaro, comunque, che ci si voleva ispirare ad altri pittori italiani, come Giotto, anche per rimarcare i valori nazionali.

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