Maternità partita IVA: come funziona? A chi richiederla? Quanto spetta alla neomadre?

Il periodo della maternità rappresenta un momento estremamente importante e delicato nella vita di una lavoratrice. Nonostante nel nostro Paese le tutele per questa categoria lascino piuttosto a desiderare, molte sono le donne che si stanno impegnando affinché questo stato di cose cambi e siano riconosciuti loro i giusti diritti e le giuste tutele al fine di garantire un rientro al lavoro che non ne penalizzi la professionalità. Ma cosa succede per le donne che intendono usufruire del periodo di maternità partita IVA? Come funziona? Come si richiede e quanto spetta alla neo-madre? Ecco una breve panoramica sul tema.

Maternità partita IVA: a chi spetta?

Le lavoratrici dipendenti, all’approssimarci dell’ottavo o del nono mese di gravidanza, possono contare sul supporto dell’INPS per entrare nel cosiddetto periodo di maternità obbligatoria. Ma come funziona per la maternità partita IVA? In primo luogo è importante specificare che il diritto alla maternità non è un appannaggio esclusivo delle lavoratrici dipendenti, ma che riguarda anche quelle autonome, e quindi in possesso di partita IVA (sia con il regime fiscale forfettario che dei minimi), seppur in maniera differente.

È poi importante specificare che la maternità partita IVA, se erogata dall’INPS (e non, per esempio, da una cassa collegata all’ordine professionale) può essere erogata solo se la lavoratrice risulta in regola con il pagamento dei contributi. L’INPS provvede quindi a erogare la maternità partita IVA per le lavoratrici che svolgono attività di:

  • Artigiana
  • Commerciante
  • Coltivatrice diretta
  • Colona
  • Mezzadra
  • Imprenditrice agricola professionale
  • Pescatrice autonoma della piccola pesca

Quanto dura e quanto viene corrisposto?

Il periodo obbligatorio di maternità partita IVA è lo stesso previsto per le lavoratrici dipendenti, ovvero di cinque mesi. Tale lasso di tempo può partire dall’ottavo mese di gestazione e finire al termine dei tre mesi successivi al parto, l’adozione o l’affidamento (2+3) o, se le condizioni di salute della lavoratrice lo permettono e se questa ne fa espressa richiesta, può partire dal nono mese e terminare quattro mesi dopo l’evento (1+4). Durante questi cinque mesi in ogni caso la lavoratrice può, se lo ritiene opportuno, continuare a svolgere la sua attività professionale.

Ad ogni modo, l’INPS corrisponde alle lavoratrici, in qualità maternità partita IVA, una indennità pari all’80% del reddito professionale dichiarato nel secondo anno precedente a quello in cui è stata presentata la domanda di maternità. Nei mesi successivi, e fino al terzo anno di vita del bambino, la lavoratrice può inoltre usufruire di un congedo parentale della durata di sei mesi. In questo periodo la retribuzione è pari al 30% della retribuzione.

Come fare domanda?

Per usufruire della maternità partita IVA è sufficiente presentare domanda telematica direttamente dal portale INPS. È importante sottolineare che possono fare domanda di maternità partita IVA anche le lavoratrici che si sono iscritta alla gestione in un momento successivo rispetto all’inizio della maternità, ma che in questo caso l’indennità sarà corrisposta solo per il periodo successivo all’inizio dell’attività.

 

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