Cosa fare in caso di diniego del visto italiano

Gli stranieri che desiderano trasferirsi legalmente in Italia devono richiedere un visto o un permesso di soggiorno, ad eccezione dei cittadini dell’Unione Europea. Esistono diverse tipologie di visto che si possono richiedere, tra cui il visto per motivi di studio e/o formazione, per ricongiungimento familiare, per lavoro subordinato o autonomo.

Tuttavia, in alcune circostanze la richiesta di visto italiano può essere rifiutata, un rigetto della domanda che può avvenire per diverse motivazioni. In questi casi è importante sapere cosa fare dopo il diniego del visto, ad ogni modo la soluzione migliore per evitarlo è affidarsi fin dall’inizio a dei professionisti competenti e specializzati per ricevere supporto nella presentazione della richiesta di visto.

Quando il visto italiano viene rifiutato?

Come indicato nella guida su cosa fare in caso di richiesta di visto rifiutata a cura degli esperti di Info Immigrazione, il sito web d’informazione di riferimento sul tema dell’immigrazione dello studio legale dell’Avv. Giulia Vicari, esistono diversi motivi che possono portare al diniego della domanda di visto. Le casistiche sono previste dall’articolo 32 del Regolamento CE 810/2009, ossia il codice comunitario dei visti adottato dai paesi dell’UE per la gestione dei visti d’ingresso.

Una possibile causa è l’assenza della giustificazione del soggiorno, ovvero quando nella domanda di visto mancano le motivazioni relative alle condizioni e allo scopo del soggiorno in Italia. In altre circostanze può verificarsi un problema con il documento di viaggio utilizzato, ad esempio quando viene rilevata un’alterazione o una contraffazione del documento che porta al diniego della richiesta di visto.

Il visto può essere rifiutato anche per la mancanza di prove in merito ai mezzi economici di sussistenza, oppure per la scadenza dei termini di soggiorno, ad esempio quando si permane per 3 mesi in un paese UE nell’arco degli ultimi 6 mesi in possesso di un visto limitato o uniforme. L’Autorità preposta può rigettare la domanda di visto anche se il richiedente è considerato pericoloso per l’ordine pubblico, la salute pubblica o la sicurezza interna del Paese.

Anche le segnalazioni al SIS possono comportare il diniego della richiesta di visto, ossia quando la persona è inserita nel Sistema di Informazione Schengen e indicata come non ammissibile all’ingresso nell’UE. Si tratta della banca dati dell’Unione Europea per la gestione delle frontiere e la sicurezza, in cui sono presenti i nominativi dei cittadini extra UE dichiarati inammissibili all’ingresso nel territorio dell’UE.

Come evitare il diniego del visto italiano

Qualora la richiesta di visto venga rifiutata è possibile contestare il diniego, in genere rivolgendosi al Tribunale civile o Amministrativo di Roma con il supporto di un legale. Nella maggior parte dei casi è necessario presentare ricorso entro 60 giorni dalla notifica del rigetto della domanda di visto, attraverso l’assistenza di un avvocato specializzato, ad esempio in caso di rifiuto del visto nazionale o di un visto Schengen per motivi di lavoro.

In caso di rigetto di un visto per ricongiungimento familiare, poiché si tratta di una procedura di competenza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero degli Interni, bisogna comunque fare ricorso presso il Tribunale ordinario di Roma. Tuttavia, a differenza degli altri visti, in questo caso non esiste limite di tempo per la contestazione del diniego della richiesta di visto.

Il giudice dovrà verificare innanzitutto se il rigetto è stato adeguatamente motivato, dopodiché dovrà esaminare la legittimità del rifiuto del visto. Nella maggioranza dei casi il rifiuto riguarda il cosiddetto rischio migratorio, una delle motivazioni più comuni ma anche più contestate. Si tratta della preoccupazione che, una volta ottenuto il visto, la persona non faccia più ritorno al proprio paese di origine scaduti i termini della permanenza legale in Italia e nell’UE.

In queste circostanze è fondamentale il supporto di legali esperti e competenti in materia, in quanto bisogna studiare le motivazioni del rifiuto in modo accurato, allo scopo di individuare gli elementi che consentono di richiedere la sospensione del provvedimento e, se necessario e possibile, la cancellazione dalla banca dati europea del SIS per ripristinare il diritto a viaggiare.

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