Versi della metrica italiana: quali sono?

La metrica è una disciplina che si occupa dello studio dei versi e delle loro combinazione, per conferirgli un certo ritmo ed una certa musicalità, facendo bene attenzione a dove far accadere l’accento su una parola. I suddetti versi vengono distinti in varie tipologie, a seconda del numero delle loro sillabe.

I versi

I versi di una poesia vengono valorizzati dalla loro lunghezza e dal loro ritmo, e possono essere di undici tipi, nella lingua italiana, di cui cinque si possono classificare come parisillabi ed altri cinque in imparisillabi. Il primo da citare è sicuramente il monosillabo, caratterizzato da una sillaba sola, come io, tu, già, mio, etc.

I tipi che rientrano nella categoria dei parisillabi, ovvero che in un verso contengono un numero pari di sillabe, sono:

  • il bisillabo, ovvero che ha un accento sulla prima sillaba;

  • il quaternario, in cui gli accenti del verso si trovano sulla prima e la terza sillaba;

  • il senario, dove gli accenti ritmici si trovano sulla seconda e quinta sillaba, o sulle sillabe disparsi;

  • l’ottonario, e gli accenti del verso si possono trovare sulla terza e settima sillaba;

  • il decasillabo, i cui accenti si trovano sulla terza, sesta e nona sillaba.

I imparisillabi, che contengono un numero dispari di sillabe, in un verso, sono:

  • il trisillabo, dove l’accento si trova sulla seconda sillaba;

  • il quinario (o pentasillabo), in cui gli accenti ritmi si trovano sulla prima o seconda e sulla quarta sillaba;

  • il settenario, in cui l’accento ritmico può trovare su una qualunque delle quattro sillabe iniziali, ed un secondo (fisso) sulla sesta sillaba;

  • il novenario, dove sono necessario tre accenti ritmici, che devono cadere sulla seconda, sulla quinta e sull’ottava sillaba del verso;

  • l’endecasillabo, in cui un accento fisso si trova sulla decima sillaba, mentre altri due sulla quarta e/o sesta. Se uno, in uno dei due casi, si aggiunge alla quinta sillaba, l’endecasillabo si può definire “non canonico”, mentre sul settimo “dantesco”.

Alcuni esempi

Sui libri di letteratura e lingua italiana, nonché online, è possibile trovarne molti, di esempi di metrica. Ad esempio, come nell’Universo di Giuseppe Ungaretti, in cui i versi sono quaternari:

Col mare

mi sono fatto

ùna bàra

dì freschézza

Un esempio di novenario, invece, si può trovare in questi versi (dal primo al sesto) de La mia sera, di Giovanni Pascoli:

Il giòrno fu pièno di làmpi;

ma óra verrànno le stélle,

le tàcite stélle. Nei càmpi

c’è un brève gre gré di ranèlle.

Le trèmule fóglie dei piòppi

trascórre una giòia leggièra.

Se si vogliono degli esempi di endecasillabi, basta cercare in questi famosi versi di Dante:

Tanto gentìle e tanto onésta pàre

la donna mìa quand’ella altrùi salùta,

ch’ogne lingua devèn tremando mùta,

e li occhi no l’ardìscon di guardàre.

Chi ha letto Giacomo Leopardi, può trovare dei settenari alternati a quinari ed endecasillabi, nei primi sei versi della poesia A Silvia:

Silvia, rimèmbri ancóra

quel tempo della tua vita mortale,

quando beltà splendèa

negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,

e tu, lieta e pensosa, il limitare

di gioventù salìvi?

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