Evoluzione del cavallo: ecco cosa c’è da sapere

E’ risaputo che la nascita dei primi mammiferi risale a circa duecento milioni di anni fa, e i primi cavalli comparvero nel Nordamerica. Ma quali sono stati i gradi di evoluzione di questi mammiferi?

I primi cavalli

Non è semplice dare una collocazione ed una data della nascita dei cavalli, ma in base allo studio genetico di trecento fossili, sembra che i primi quadrupedi cominciarono a diffondersi 5000 o 4000 anni, in quella che era l’Eurasia. Non si sa, tuttavia, se il processo sia nato in Russia, in Spagna o in Turchia.

Ciò, tuttavia, vale per il cavallo come lo conosciamo oggi, ma anche l’evoluzione del cavallo ha avuto le sue fasi e, sempre secondo lo studio dei fossili, tale scale evolutiva si può suddividere così:

  • l’Hyracotherium, comparso circa 50 milioni di anni fa, quando il cavallo raggiungeva un altezza di 0,4 metri;
  • il Mesohippus, dall’altezza di 0,6 metri, risalente al 35 milioni di anni fa;
  • il Merychippus, comparso 15 milioni di anni, raggiungeva un metro di altezza;
  • il Pliohippus, alto un metro e 25 centimetri, la cui comparsa risale ad 8 milioni di anni fa;
  • l’Equus, ovvero il cavallo come lo conosciamo oggi.

C’è da dire che agli inizi il cavallo non aveva lo zoccolo, ma aveva più dita allargate, ed il cambiamento del piede è dovuto all’adattamento della vita trascorsa nelle foreste e per suoli umidi, per poi passare a territori più secchie, come le steppe.

I primi cavalli addomesticati

I cavalli cominciarono ad essere addomesticata quando gli uomini cominciarono a svilupparsi economicamente, quindi circa 5500 anni fa. In base agli scavi degli archeologi, i primi ad allevarono i cavalli furono i Botai, un popolo originario del Kazakhastan, che non solo li domavano e li montavano, ma li usavano anche come animali da latte e per carne. Analizzando i mandibolari di questi animali, sembra anche che usassero già i morsi per la soma.

A prescindere da come venivano usati, i cavalli a secondo dei popoli e delle culture cambiavano connotazione e diventavano anche dei simboli. I celti, che ritenevano che ogni elemento in natura avesse un’anima, vedevano il cavallo come un simbolo di potere, velocità e prestigio, e lo si poteva trovare raffigurato su delle monete celtiche del I-II secolo a.C. Generalmente, su di esse si riportava la giumento nell’atto di allattare il puledro o un giovane cavallo che trainava il carro, solitamente guidato da una donna. Quest’ultima, poteva rappresentare una dea, come Epona, la dea gallica dei cavalli e dei muli.

Nella mitologia greca, il cavallo era il dono offerto agli ateniesi da Poseidone, che tuttavia, preferirono la pianta di ulivo di Atena. Sempre nel mondo greco, era noto il cavallo alato Pegaso, nato dal sangue di Medusa, e domato da Perseo, e quindi il cavallo era associato a dei ed eroi. Secondo la religione vedica, questi animali trainavano il carro solare degli Asvin, ed origine erano delle vere e proprie divinità, sempre associale al sole ed alla luce, ovvero al dio Surya, che assumeva l’aspetto di un cavallo bianco. In alcune religioni o credenze, si facevano differenze tra cavalli bianchi e neri, di cui i primi erano associati al bene, ed i secondi al male.

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