Scimmietta cappuccina: il loro habitat e la loro alimentazione

Il cebo cappuccino, o scimmietta cappuccina, è uno dei tipi di scimmia più nota, che comprende quattro sottospecie. Ma quali sono le sue caratteristiche, fisiche e comportamentali? Dove vive? Di cosa si nutre?

La sua descrizione

Questa scimmia è di piccole dimensioni: può misurare fino ai 45 centimetri di lunghezza e pesare circa quattro chili (i maschi sono poco più grandi delle femmine). Ha una coda pensile, che può usare come se fosse un quinto arto, ed il suo pelo si presenta nero e bianco, la cui testa nera ricorda il taglio dei frati cappuccini, dai quali prende il nome. Il loro volto è nudo e rosato.

Sono animali socievoli, arbicoli e diurni, che vivono in gruppi, chiassosi e vociferi, di circa una ventina di esemplari, maschi e femmine. All’interno di essi, vi è sempre una coppia dominante. I maschi difendono il territorio, mentre le femmine fanno da sentinelle.

La loro stagione riproduttiva è tra i mesi di dicembre ed aprile. La gravidanza dura circa cinque mesi e mezzo, e di solito nasce un solo cucciolo, che viene accudito da entrambi i genitori, ma soprattutto dalla madre. Ad un anno circa, il piccolo viene svezzato e comincia a diventare più indipendente. Verso i due o tre anni di vita, raggiungono la maturità sessuale, ma diventano veramente grandi (per quanto riguarda al loro fisico) a otto anni. La durata media della loro vita è tra i quindici e i venticinque anni, ma se allevati in cattività può raddoppiare.

Dove vivono e cosa mangiano

Il cebo cappuccino vive in Sudamerica, nelle foreste tropicali dell’America Centrale, dell’Honduras, della Costa Rica, di Panama, del Nicaragua, dell’Ecuador, della Colombia e del Brasile.

Si nutrono principalmente di vegetali, come frutta (di cui prendono solo la polpa e il succo, togliendo i semi), fiori, foglie e semi, ma possono cibarsi anche di insetti e piccoli vertebrati (ragni, termiti, scarafaggi, cavallette, lucertole, rane, uova di rana e molluschi). La frutta sugli alberi riescono a raccoglierla usando anche la loro coda, e per romperne i gusci usano sassi ed altri oggetti.

Una bambina salvata dalle scimmie cappuccine

C’è una storia da dover raccontare, su queste scimmie, socievoli e intelligenti, ed è quella di Marina Chapman. Quando era ancora una bambina, negli anni Cinquanta, venne abbandonata in un piccolo villaggio della Colombia, a ridosso della foresta, ed è lì che per anni abitò, “adottata” da una colonie di scimmie cappuccine.

Dopo alcuni anni, la ragazzina venne trovata da dei cacciatori, che la vendettero a un bordello. In seguito visse prima per strada e poi fatta schiava da una famiglia mafiosa locale. A quattordici anni, venne salvata da una vicina di casa, Maruja, che la mandò dalla sua famiglia a Bogotà. Una volta adulta, Marina si trasferì in Inghilterra, dove cominciò a lavorare come babysitter. Allora ha cominciato ad avere una vita normale e si sposò con un inglese.

Della sua storia e della sua esperienza con le scimmie, ne raccontò in un romanzo autobiografico ed anche in documentario del National Geographic.

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