Citerea, epiteto dato a Venere: in quali opere viene citato? Che significa?

Venere, nella mitologia romana, era la dea dell’amore della bellezza, nota ai greci come Afrodite. In alcuni casi, essi veniva citata con l’epiteto Citerea. Ma che significato ha? In quali opere è stato usato? Come viene rappresentata questa dea nell’arte?

Il significato e le opere in cui è stato inserito

L’appellativo Citerea attribuito a Venere, deriva dal nome dell’isola di Citèra, oggi nota come Cerigo, nel mare Egeo, su cui si dice che la dea sia approdata dopo la sua nascita nel mare, o a nuota o tramite una conchiglia.

Nell’antica Grecia, non mancavano di certo i testi o le trascrizioni in cui Afrodite veniva chiamata così, ed uno degli autori più famosi che si possono citare è sicuramente Esiodo. Nella sua Teogonia, poema che narra la storia e la genealogica degli dei, si possono leggere questi versi: “lei Afrodite, cioè dea Afrogenea e Citerea dalla bella corona, chiamano dèi e uomini, perché nella spuma nacque; e anche Citerea, perché prese terra a Citera; Ciprogenea che nacque in Cipro, molto battuta dai flutti; oppure Philommedea perché nacque dai genitali”.

Non sono, comunque, solo gli antichi greci e romani. Lo scrittore e poeta italiano Girolamo Fontanella (1605-1644), in una delle sue liriche, cita così Venere: “Collinette fiorite, ombrelle amene/sola al mondo non ha Pomona e Flora/ché Teti e Citerea lá giú pur tiene/dentro l’onde del mar, giardini ancora”.

Ugo Foscolo fa lo stesso in uno dei suoi inni, cita Afrodite così: “Una Diva scorrea lungo il creato/a fecondarlo, e di Natura avea/l’austero nome: fra’ celesti or gode/di cento troni, e con più nomi ed are/le dan rito i mortali; e più le giova/l’inno che bella Citerea la invoca.”

La nascita di Venere nell’arte

Leggendo questi versi, non si può non pensare alla Nascita di Venere, dipinto di Sandro Botticelli, datato al 1485, che è oggi una delle icone del Rinascimento italiano. Per questo quadro, Botticelli si ispirò sicuramente alle nascite di Venere descritte da Esiodo e da altri autori come Omero, Ovidio e Lucrezio, rappresentando Venere, completamente discinta, su una conchiglia, che viene riscaldata da Zefiro e coperta da una figura femminile, probabilmente una ninfa. Ad ispirare la Venere del Botticelli, sembra che sia stata Simonetta Vespucci, donna amata da Giuliano de Medici, e morta in giovane età.

Non fu, tuttavia, solo Botticelli a dipingere la nascita della celebre dea. William-Adolphe Bouguereau, ne realizzò una sua versione nel 1879, oggi esposto a Parigi, al Museo d’Orsay. Anche in questo quadro Venere appare nuda, su una conchiglia (anche se più piccola di quella di Botticelli), e con la dea, oltre a figure maschili e femminili, sono presente degli amori ed un delfino, altro simbolo della dea.

Sempre nel medesimo museo, è conservata La nascita di Venere dipinta da Alexandre Cabanel, datata 1863. In quest’opera, tuttavia, Venere, anche se sempre nuda, è sdraiata su un’onda del mare, ed è circondante da amorini. Questa scena, può rammentare forse più un affresco pompeiano.

Risalente al 1754, è invece la Nascita di Venere di Francois Boucher, oggi esposto a Londra, al museo Wallace Collection, in cui Venere è già approdata sull’isola, ed è circondata da numerose figure (ninfe, naiadi, amorini, etc). Oltre ai pesci, in questi quadro compaiono anche delle colombe, sempre simboli della dea.

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